Il Mulino

Dove la forza dell’acqua veniva utilizzata per macinare il grano.

Cenni Storici

”L’edificio in cui si trova il mulino ad acqua è stato realizzato presumibilmente nello stesso periodo in cui venne costruito il Sorgitore, e cioè tra il 1906 ed il 1910. Nel 1906 l’ingegnere Francesco Perazzi predispose un “Progetto di fabbricato per molino a macine”, che ha visto la costruzione del mulino e l’installazione della turbina e del macchinario “macina”. Il macchinario del mulino è stato ricostruito nel 2022 mentre la turbina è ancora quella originaria ma recuperata e sistemata nello stesso anno grazie ad un finanziamento del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Per quanto a noi noto, intorno al 1912 il mulino era gestito dalla società elettrica S.I.E.B. appartenente allAvvocato Amato -Polito Antonio, Rodolfo Zender ed un uomo di chiesa di cui non si conosce bene lidentità.
Questa società elettrica forniva energia ai comuni di Casaletto, Torraca, Sapri e Vibonati impiegando la maggior parte dei lavoratori Casalettani, i quali venivano pagati mensilmente lasciando una parte del loro salario per l’acquisto delle azioni della società. Sin dagli inizi il mulino, di proprietà comunale, veniva affidato in gestione per un periodo di quattro anni. 

Nel 1943 la Sezione Provinciale dellAlimentazione di Salerno su istruzione del Ministero dell’Agricoltura e Foreste, dispose su tutto il territorio provinciale la chiusura di tutti quei mulini ritenuti non idonei al fine della massima produttività. In virtù di questa disposizione in quell’anno fu chiuso il mulino “Felice Bello” che si trova sempre lungo il corso d’acqua Rio Casaletto.
A differenza del mulino “Felice Bello”, il mulino Capello, non rientrò nellelenco di dismissione voluto dal governo nel 1943, poi ché evidentemente garantiva produzione e continuità. Nel 1955 il mulino venne chiuso in quanto non venne trovato più nessun gestore. Il mulino, inteso come edificio, negli anni è stato oggetto di una serie di interventi di recupero e riqualificazione. Fra i principali vi sono: – L’intervento di recupero e riqualificazione realizzato nel 2010-2011 con fondi del POR Campania. – Nel 2022, grazie al Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni è stato recuperato il macchinario mulino ed eseguiti interventi di sistemazione della turbina.

Le ruote “La Fertè”

Il grano viene trasformato in farina dalle mole costituite da ruote del tipo “la Fertè”; questi tipi di mole francesi erano considerate di fattura pregiata poiché nessuna pietra, per la costruzione delle macine, era paragonabile a quella che si estraevano dalle cave di La Fertè nei pressi di Parigi. Una delle peculiarità di questo tipo di ruote, sono le incavature presenti sulle facce interne che permettono il passaggio della farina; le ruote girano luna opposta all’altra, dando così la possibilità di regolare lo spessore della farina, ottenuto in a base alla distanza reciproca tra le stesse. Le macine migliori erano abbastanza piene senza esserlo troppo, di natura soda e tagliente, con pori fini e regolari, spigolati, taglienti, che mordevano i grani senza scaldarli: producevano farine con più corpo, pulivano meglio la crusca e non provocavano scarti. 

La più usata fra le pietre aventi tali caratteristiche era sicuramente la Pietra Silicea, anche detta Selce Molare, che si presenta in ammassi irregolari di banchi argillosi in terreni dell’era Terziaria, di colore biancastro, con variazioni sul grigio, azzurro, rosa, giallo, non si sgretola durante la macinazione e può essere facilmente ripristinata con l’uso di un martello (rappigliatura). La Selce Molare possiede una naturale porosità e la capacita di auto-rinnovarsi, mantenendo gli orli taglienti, durante il suo lavoro di molitura, con il risultato di conservare più a lungo le superfici macinanti con la massima efficienza di lavoro. Le più importanti cave di Selce Molare si trovano nel dipartimento della Senna in Francia, per l’appunto a La Ferté-sous-Jouarre, i cui giacimenti fornivano blocchi, o conci, pronti per la confezione di macine all’estero. Grazie a tale composizione la mola ci permette di ottenere farina ad alto valore nutrizionale perché non si surriscalda durante la lavorazione. Inoltre i bordi taglienti riducono in pezzetti molto piccoli il pericarpo (crusca) invece del semplice schiacciamento che invece lo lascia intero e grossolano. Una crusca fine è di più facile utilizzo e pregio.

Bolletta di macinazione degli anni 50’

Funzionamento idraulico

Il mulino è azionato dal movimento di cinghie e pulegge che sono poste al di sotto dal bancale su cui si trovano le ruote “La Fertè”, che a loro volta ruotano grazie al movimento della turbina. La turbina è quella originaria di quando è stato realizzato il mulino, proviene da Budapest ed è datata 1910 (la data è riportata anche sulla stessa turbina).
La turbina al suo interno è composta da un’elica che ha le alette costituite da una sorta di palette sulle quali arriva l’acqua, attraverso la condotta in acciaio che la preleva dal Sorgitore.
L’energia posseduta dall’acqua che è proporzionale al dislivello tra il sorgitore e l’asse della turbina, causa il movimento dell’elica interna che a sua volta tramite il sistema di cinghie e pulegge, aziona il mulino ad acqua.

Vecchio progetto della turbina datato 28 novembre 1910

Le tradizioni legate alla molitura del grano

Il mulino sin dalle sue origini è stato utilizzato per la molitura del grano che veniva coltivato dai contadini di Casaletto Spartano, in terreni che si trovano nelle zone più a monte del mulino e nel quale sono presenti numerose contrade rurali ancora oggi abitate. Il grano veniva trasportato principalmente con gli asini percorrendo i due principali sentieri denominati “Sentiero Tufara” e “Le Rocche”. Il primo sentiero è quello che ha origine in prossimità del mulino e veniva utilizzato in modo particolare da coloro che abitavano nelle contrade di Montagna di Battaglia che percorrevano un bosco di lecceto “Bosco Tufara” costituito da piante di leccio alte fino a 20-30 metri e che risalgono a decine di anni. Il sentiero “Le Rocche”, invece, si trova sul versante opposto a quello della tufara e veniva utilizzato in modo particolare dalle persone che vivevano nelle contrade di Montagna di Casaletto. Il sentiero è particolarmente importante anche dal punto di vista religioso in quanto viene percorso a piedi ogni anno in occasione della festa della Madonna dei Martiri.

Sala Espositiva

Al termine della visita del mulino le persone vengono introdotte nell’ultima sala del mulino in cui possono svolgersi diverse attività e/o rappresentazioni rivolte ai visitatori/studenti.
Una volta che ai visitatori è stato illustrato il processo con il quale il grano viene trasformato in farina attraverso il mulino ad acqua, viene rappresentata l’attività di trasformazione e lavorazione della farina. Uno dei prodotti principali della lavorazione della farina è senz’altro il pane. Quasi in tutte le famiglie di Casaletto Spartano era presente un forno a legna nel quale veniva cotto il pane e utilizzato come bene primario per il sostentamento. Oggi sono poche le famiglie che ancora fanno il pane in casa, ma è presente nel paese un panificio artigianale che lo produce. La farina è ancora oggi molto utilizzata per piatti tipici locali, in modo particolare per la produzione di:
     – I “Cavatieddi ”, gli gnocchi sono quelli di patate i cavatieddi non hanno alcun equivalente in italiano. Una pasta molto veloce da preparare. Acqua farina e sale, impastata forma i serpentelli, taglia a pezzetti piccoli e cava con le dita (da qui il nome) sul tavolo rigorosamente in legno.
     – le “Laane” sono diverse dalle lasagne sono una via di mezzo tra tagliatelle e scialatielli. Da tradizione bolognese le lasagne sono una pasta all’uovo invece le laane sono solo acqua e farina, era la pasta dei poveri che non potevano permettersi una grande quantità di uova. Venivano condite con i legumi soprattutto fagioli e ceci.
     – le Pizzette fritte venivano preparate principalmente quando si impastava il pane oppure in occasioni delle feste come dolce condite con lo zucchero o col miele chi poteva permetterselo.
     – i “Cauzoni” erano il pranzo delle feste soprattutto della pasqua e del natale periodo in cui si produce la ricotta (di pecora o di capra cilentana) per creare il ripieno.

Naturalmente sono varie le iniziative che si possono svolgere nella sala del mulino ad esempio:
     a) Mostre d’arte e/o artigianato e/o fotografiche fatte da artisti ai quali verranno messi a disposizione gli spazi
     b) Lezioni didattiche svolte dai docenti che accompagnano i bambini oppure da esperti e/o dalle stesse guide
     c) Proiezione di filmati, foto ed immagini
     d) Iniziative di carattere culturali e/o di informazione per i visitatori
     e) Lavorazioni artigianali che possono da mostrare ai bambini ed ai visitatori

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VISIT CASALETTO
Via Nazionale, 226
84030, Casaletto Spartano
email: info@visitcasaletto.it

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Pomeriggio: 15,00 – 17,00

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