capelli di venere

Un’oasi magica, dove il tempo sembra essersi fermato per ammirare la bellezza della natura più incontaminata.

Vivere in una fiaba…

Sono davvero pochi passi dalla strada per raggiungere la cascata. All’entrata dell’ oasi si nota l’ elevata varietà della flora.
A destra vi è un tipo di vegetazione erica (vive con poca acqua) e una idrofila (ha bisogno di acqua). Troviamo il salice, l’ontano napoletano, l’albero di giuda.
Sulla parete rocciosa si nota una stratificazione delle rocce stesse. Ciò è di particolare importanza per la formazione delle cascate. Quando piove l’acqua attraversa queste fessure e si arricchisce di calcio.
La particolarità delle cascate non è la bellezza in sè ma la sua inconsueta formazione: l’acqua ricca di calcio a contatto con l’aria subisce una trasformazione chimica che determina il deposito di calcio. L’acqua, infatti, attraversando il muschio viene filtrata, ed il calcare si deposita con lo scorrere dell’acqua.
Il muschio ricco di calcare si calcifica nella parte interna diventando pietra: il travertino, che è la base delle cascate. Si determina così una continua trasformazione delle cascate stesse.

Formazione della cascata

La cascata “Capelli di Venere” ha cominciato a formarsi in seguito alla costruzione del Sorgitore avvenuta tra il 1906-1910 grazie alle acque di esubero che fuoriescono dal suo troppo pieno. In origine quando il mulino entrava in funzione per la molitura del grano, gran parte delle acque sorgive e affioranti nel sorgitore, venivano utilizzate per il movimento della macina. Quando con il mulino non si lavorava, le acque di esubero scorrevano lungo l’attuale percorso dando origine alla “Cascata Capelli di Venere”. Con la chiusura del mulino avvenute negli anni 50-60, l’acqua in modo permanente ha alimentato il processo naturale di formazione della cascata. La struttura portante della cascata “terrazzo” è composta da travertino che viene definita come: Roccia calcarea di deposito chimico, formatasi per precipitazione di carbonato di calcio (presso la sorgente), o per rapide variazioni di temperatura e di pressione o per azione di organismi, come muschio e batteri, che sottraggono CO2 dalle acque in cui vivono, precipitando CaCO3 sotto forma di incrostazioni. È caratterizzata da una struttura porosa, vacuolare, cavernosa, dovuta in gran parte ai vuoti lasciati dai vegetali dei bacini alimentati da tali acque, che, inglobati dalle incrostazioni calcaree. Il muschio incrostato scompare per decomposizione mentre la parte viva continua vigorosa la sua attività donando alla cascata il color verde brillante. Questo processo naturale di formazione del travertino è in continua evoluzione e negli anni si aggiunge sempre un piccolo spessore. Per tale fenomeno potremmo definirla una “cascata viva”. Il continuo accrescimento che costituisce il “terrazzo”, nel corso degli anni porterà quasi certamente al suo crollo parziale ed un nuovo accrescimento, così come probabilmente già avvenuto in passato.

Origine del nome “Capelli di Venere”

Il nome “Capelli di Venere” non è dovuto, come si potrebbe pensare, al getto dell’acqua che può ricordare i capelli lunghi e sottili di una donna, ma alla pianta “Capel Venere” che è una felce diffusamente presente nell’area.
È consuetudine locale che nel giorno del matrimonio, gli sposi si ritraggono in prossimità della cascata.

Il Ponte del Diavolo

A sovrastare la Cascata Capelli di Venere vi è anche il “Ponte del Diavolo”. Tale denominazione riportata anche nelle cartografie ufficiali, si è tramandata negli anni a causa della sua pericolosità, in quanto coloro che portavano il grano al mulino con gli asini, lo percorrevano con grande pericolo vista la ridotta larghezza ed il contemporaneo passaggio delle persone ed animali. Il ponte è costituito da blocchi di travertino molto probabilmente reperiti in loco. La spalletta ovest del ponte poggia su un enorme masso calcareo.

Una passeggiata tra natura e leggenda

Sebbene il nome delle cascate sia accomunato alla pianta, vi è una “leggenda” che si perde nella notte dei tempi e narra di un amore unico e viscerale che rende questo luogo un posto ancora più affascinante. Si narra che al tempo degli eroi e delle divinità, Venere decise di recarsi nei pressi di Casaletto, per trovare in quest’oasi pace, tranquillità e ristoro dal caldo. Amava tanto quel posto da farne addirittura il suo paradiso. Di lì un giorno si trovò a passare un giovane pastore con il suo piccolo gregge, l’uomo si accorse di lei, udendo la sua voce e ammirando la sua straordinaria bellezza ne rimase folgorato, si innamorò perdutamente della dea tanto da nascondersi nei pressi del boschetto per spiarla. Di lei amava la sua voce soave, i suoi occhi ammalianti, ma soprattutto i suoi soffici, lunghi e biondi capelli. Ossessionato da lei decise di tagliarne una ciocca mentre dormiva, ma Venere si svegliò di soprassalto e furiosa per quel vile gesto tramutò quella ciocca in acqua, la quale scivolò subito dalle mani dell’uomo tanto da annegarlo in breve tempo.
Ma Venere, che non era una dea malvagia e sentendo le urla disperate di quel giovane si intenerì, ma era ormai troppo tardi per salvarlo. Comprese il gesto amaro compiuto dal suo innamorato e decise di trasformare l’uomo in una pianta e lo lasciò accanto al rivolo d’acqua che si trasformò in cascata, “Le Cascate dei Capelli di Venere”, nate dai suoi capelli e dall’amore di un giovane pastore per una dea. Da quel momento in poi lui e Venere sarebbero rimasti insieme per sempre.

Tariffe

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